Il cuore della formazione esperienziale è sicuramente il momento della riflessione, del debriefing. Troppo spesso l’attenzione è rivolta al momento dell’esperienza, soprattutto se si tratta di qualche attività fortemente “emozionale” (rafting, soft air, barca a vela, ….); ed il momento della riflessione passa in secondo piano. L’esperienza di per sé dovrebbe essere vista solo come lo strumento che permetterà alle persone di riflettere, maturare, apprendere.
Meglio quindi dedicare maggiore attenzione alla fase della riflessione e, possibilmente, strutturarla secondo modelli progettati. In questi giorni ne sto progettando uno …..
FASE 1:
- consegnare ai partecipanti 1 o 2 post-it (a seconda del numero dei partecipanti stessi) ed un pennarello a punta grossa;
- porre una domanda aperta ai partecipanti (riguardante l’argomento formativo) e chiedere loro di scrivere una sintesi delle loro riflessioni sul post-it. La dimensione del post-it ed il pennarello li costringerà a scrivere poco, sarebbe meglio se scrivessero una parola chiave. In questo modo favoriremo la sintesi;
- dare il tempo necessario per una buona riflessione (tempo che dipenderà dal grado di maturità del gruppo, dall’argomento, …… etc etc);
- appendere al muro un foglio (A3 o di lavagna a fogli mobili) e scriverci sopra “Riflessioni”;
- al termine del tempo assegnato chiedere ad ogni partecipante di uscire ed appendere il post-it sul foglio e di dare una veloce spiegazione della riflessione fatta;
- chiedere ai partecipanti successivi di aggregare i loro post-it con quelli già presenti nel foglio nel caso le riflessioni coincidano con altre già proposte. In questo modo le riflessioni saranno aggregate a “isole”;
Questa modo di agire ci porta due vantaggi:
- tutti i partecipanti sono chiamati ad impegnarsi nella riflessione e ad esporla (spesso nelle riflessioni in plenaria non tutti si impegnano o si esprimono);
- favoriamo la sintesi delle idee (otteniamo un foglio con poche parole chiave, al posto di fogli di frasi scritte che mal si prestano ad analisi successive).
FASE 2:
- attacchiamo a destra del primo altri due fogli sul muro. Il primo sarà dedicato ai Concetti, il secondo alla Sperimentazione (chiaramente mi rifaccio al ciclo di Kolb);
- chiediamo ai partecipanti di:
- elaborare le riflessioni emerse e di “astrarre” i Concetti che emergono da ogni Riflessione (sarebbe bene che per ogni Riflessione, o gruppo di Riflessione, emergesse solo un Concetto, questo per favorire sempre la sintesi); questo va scritto nel foglio “Concetti”;
- immaginare due o tre esempi di applicazione del Concetto alla Realtà lavorativa quotidiana (oppure nella prossima attività esperienziale, se dovesse esserci); questo va scritto nel foglio “Sperimentazione;
- i partecipanti dovranno uscire a scrivere sui fogli i Concetti e le idee di Sperimentazione.
- far unire con delle frecce le Riflessioni ai Concetti ed alle idee di Sperimentazione;
In questa fase si può dare la libertà ad ogni partecipante di uscire su base volontaria oppure si può suddividere il gruppo in numero pari alle riflessioni emerse: ogni gruppo svilupperà il relativo Concetto e gli esempi di Sperimentazione.
Martedì ci provo ……
Ciao Luigi,
RispondiEliminaho letto con estremo interesse la metodologia che proponi. Per certi versi mi ricorda una tecnica di prioritizzazione (parola orrenda, magari ho pure coniato un neologismo...) che si chiama KJ http://www.uie.com/articles/kj_technique/. Non sto a descriverti il processo, vale la pena di dare una lettura all'articolo dove è descritto molto bene.
La fase 1 che proponi mi sembra molto chiara. Qui hai ripreso quasi totalmente la KJ, introducendo però un paio di variazioni interessanti: la prima riguarda il post-it piccolo e il pennarello grosso. Spesso infatti il problema con cui mi confronto è quello dei post-it scritti fitti-fitti a penna, difficili da leggere e quasi impossibili da sintetizzare.... La seconda riguarda il fatto che le persone, dato che usano parole chiave, devono spiegare verbalmente quanto sintetizzato a parole. Ciò se da un lato allunga i tempi (ma qui siamo in formazione e non in una riunione operativa, quindi ci sta) dall'altro permette a tutti di esprimere anche verbalmente il loro pensiero (spesso uscendo dalla zona di comfort) e diminuisce le possibilità di fraintendimento dovute all'esclusivo uso della lingua scritta.
Sulla seconda fase ho un dubbio. Una volta che hai terminato il cartello di sintesi delle riflessioni, che processo usi per far emergere i concetti? Ogni persona va alla lavagna, dopo aver riflettuto individualmente? Le persone lavorano in gruppo, ad esempio un gruppo per ogni "cluster" individuato nelle Riflessioni, a mo' di workshop per intendersi. Oppure come? Dato che dici (e concordo) che per ogni riflessione ci deve essere solo un concetto, come riesci ad ottenere ciò con un gruppo numeroso in un tempo - relativamente - breve?
Nel momento in cui ti scrivo, dovresti già aver provato il processo, quindi una risposta alle mie curiosità dovrebbe arrivare.
In ogni caso complimenti per il modello che hai sintetizzato.
Walter
...a proposito: come fai a creare questi disegni così belli? A mano e poi scansioni o hai un altro trucco? :-)
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