martedì 25 agosto 2015


Leggendo “come funziona la nostra mente” di Luigi Anolli e Fabrizia Mantovani (ed Il Mulino) mi si è accesa una lampadina su tre componenti che rendono efficaci ed efficienti l’uso delle esperienze nella metodologia esperienziale. Ricordiamo molto velocemente che la metodologia esperienziale si organizza a grandi linee in due grandi momenti: esperienza + riflessione. La parte più importante e complessa è sicuramente quella riflessiva (che possiamo dividere in tre momenti: induzione, concettualizzazione e deduzione). E devo dire che la mia grande attenzione negli ultimi anni si è spostata sulla parte riflessiva, dando abbastanza per scontato la parte “attiva”, quella appunto dell’esperienza. Personalmente ritengo l’esperienza uno strumento, per portare persone e gruppi alla parte riflessiva. Effettivamente anche questa parte ha già un grande valore sulla crescita in quanto contiene in sé 3 grandi componenti: la componente simulativa, la componente ludica e quella dell’apprendimento.
Componente simulativa. Le esperienze e le attività che vengono proposte durante la formazione esperienziale (small techniques, orienteering, teatro, …..) sono “giochi” simulativi che utilizzando la metafora riproducono aspetti presenti nella vita reale delle persone e dei gruppi, ed in un certo senso anticipano il futuro. Scrivono Anolli e Mantovani: “Ogni simulazione mentale è una concettualizzazione in connessione a una specifica situazione, in grado di rappresentare e riattivare un certo aspetto della realtà all’interno di un dato contesto con le sue varie componenti. La simulazione crea l’esperienza di “essere là” e di operare “come se” le cose si svolgessero seguendo un definito percorso e andamento analogo a quello reale. […] Non appena una simulazione mentale è realizzata, può essere applicata a un’estesa gamma di funzioni cognitive. Può essere utilizzata per trasmettere conoscenze, idee e ipotesi, manifestare credenze e opinioni, elaborare concetti astratti e teorie, fare inferenze a partire da una data situazione, mettere a fuoco ricordi, fare categorizzazioni, produrre frasi, discorsi e interpretazioni, stabilire relazioni e fare ragionamenti, esprimere emozioni, desideri e scopi. Sotto questo profilo la simulazione mentale si trova al centro della conoscenza e del pensiero”.
Componente ludica. Fondandosi su una forma di gioco le esperienze e le attività trovano nel gioco la loro essenza ed un supporto basilare. Il gioco stimola la motivazione alla partecipazione, è anzi una motivazione intrinseca presente nell’essere umano “mammifero” che utilizza il gioco come forma più basilare di apprendimento. La parte di gioco è in grado di alimentare da sola e di sostenere lo svolgimento dell’attività e dell’esperienza. La componente ludica è poi fonte di emozioni positive (divertimento, soddisfazione, …) e negative (frustrazione, rabbia, …) che vengono utilizzate per mettere in moto il ciclo dell’apprendimento e la successiva fase riflessiva. La presenza di competizione, ambizione, punteggi o valutazione costituiscono elementi per aumentare il libello di impegno ed il livello di ingaggio al gioco, soprattutto quando è complesso ed “ingaggiante”.
Componente dell’apprendimento. Tutte le esperienze e le attività proposte posseggono informazioni, elementi guida, regole e consegne che illustrano il percorso di svolgimento e rendono l’attività metaforicamente simile alla realtà. L’apprendimento si basa sull’esperienza, l’andragogia ci insegna che l’esperienza è per l’adulto ciò che lo forma. Più la metafora è chiara e viva, più la persona utilizzerà il gioco per sviluppare l’apprendimento. La metodologia esperienziale sicuramente non si ferma alla sfera dell’azione, ma ci invita poi a proseguire nella fase riflessiva, ma in questo caso volevo fermarmi a rivalutare l’importanza dell’esperienza e delle attività nella metodologia.
 

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