sabato 7 dicembre 2013

Esperienza



ogni esperienza è una forma di esplorazione …

mercoledì 4 dicembre 2013

E’ colpa del tempo …

Qualche giorno fa ero in aula per un corso di gestione del tempo. Per aprire ho chiesto ai partecipanti “quali problemi avete con il tempo ?”. Ecco le risposte emerse dall’aula:

  • “E’ troppo poco”
  • “Manca sempre”
  • “Tante volte non basta”
  • “Per mancanza del tempo c’è il rischio di prestare minore attenzione alle cose importanti”
  • “E’ sempre troppo poco rispetto alle cose da fare”
  • “Ci sono giorni in cui non si riesce a fare tutto quello che vorrei”
  • “Dobbiamo gestire il tempo perchè o manca o è troppo”
  • “Quando serve non c’è. Quando si vuole che passi in fretta è eterno”
  • “A volte è troppo poco per le tante cose che si devono fare”
  • Snapshot_20131204

Dopo aver raccolto le risposte in fogli, ed averli appesi sul muro ho scritto questa frase di Stephen Covey sulla lavagna:

… il termine “gestione del tempo” è in realtà fuorviante: il problema non consiste nel gestire il tempo, ma nel gestire noi stessi.

Stephen R. Covey: “Le 7 regole per avere successo” ed. FrancoAngeli

Abbiamo discusso a lungo sul significato di questa frase, con riflessioni profonde ed importanti. Abbiamo ripreso le frasi scritte ad inizio corso e ci siamo dati l’obiettivo di riscriverle seguendo i concetti emersi:

“E’ troppo poco”

“Il tempo è una risorsa democratica: nè troppo poco nè tanto. Dipende da me come lo uso.”
“Manca sempre” “il tempo è una risorsa scarsa: devo saperlo gestire con attenzione”
“Tante volte non basta” “Devo decidere come assegnarlo alle cose da fare”
“Per mancanza del tempo c’è il rischio di prestare minore attenzione alle cose importanti” “Devo decidere cosa è importante e cosa non è importante”
“E’ sempre troppo poco rispetto alle cose da fare” “non posso fare tutto, devo decidere cosa è importante, evitare di fare cose non importanti e dare delle priorità”
“Ci sono giorni in cui non si riesce a fare tutto quello che vorrei” “Devo decidere cosa voglio fare”
“Dobbiamo gestire il tempo perchè o manca o è troppo” “Devo gestire me stesso nel tempo”
“Quando serve non c’è. Quando si vuole che passi in fretta è eterno” “Il tempo non è ne tanto ne poco, la mia percezione dipende dallo stato emotivo”

Interessante …….

giovedì 14 novembre 2013

domenica 27 ottobre 2013

Chi ha inventato le SketchNote ?

Mi sono spesso chiesto chi ha inventato le SketchNote. Non ci sono dubbi: è stato sicuramente Leonardo da Vinci ….

Le prove sono evidenti non solo da come prendeva appunti ….

DaVinci01

DaVinci04 DaVinci05 DaVinci03

…. ma soprattutto dai 7 principi di cui era fautore, e che risultano fondamentali anche per realizzare le SketchNote:

  1. curiosità: insaziabile sete di sapere e di miglioramento continuo;
  2. dimostrazione: imparare dall’esperienza (e questo è alla base del metodo esperienziale);
  3. sensazione: utilizzare i propri sensi, ascoltare le proprie emozioni;
  4. sfumato: saper utilizzare l’ambiguità, il paradosso e l’incertezza
  5. arte & scienza: trovare l’equilibrio tra l’emisfero destro (creatività, immaginazione) che l’emisfero sinistro (razionalità, logica) della mente;
  6. corporalità: coltivare un equilibrio tra mente e corpo
  7. connessione: la capacità di pensare in ottica sistemica, connettere le cose.

domenica 20 ottobre 2013

Le variabili che influenzano un percorso formativo

Come è andato il corso ? Quali obiettivi ha raggiunto ? E’ servito a qualche cosa ? Le persone sono cambiate ?

Non sto riflettendo sul ROI della formazione, tema complesso e forse irrisolto, ma penso a quali variabili possono influenzare il risultato di un percorso formativo. Spesso si pensa che la qualità del corso dipenda dal formatore, o dall’aula ….. a me piace “vederla” (con una sketchnote) così:

variabili cambiamento formazione1

Dal mio punto di vista esistono due grandi famiglie di variabili: interne ed esterne. Le variabili “interne” dipendono dal discente, nello specifico dalle sue

  • Competenze: intese come “conoscenze in azione”. Con competenze intendo sia quelle tecniche che quelle trasversali.
  • Motivazione: intesa sia come motivazione nei confronti del corso formativo, sia come motivazione al cambiamento, sia come livello motivazionale del discente all’interno dell’organizzazione.

Le variabili esterne dipendono invece dal “Sistema” in cui il discente vive:

  • Cultura: qual è la cultura presente nell’organizzazione in cui la persona lavora ? Quanto la cultura presente è lontana dalla cultura proposta dal percorso e dal formatore ? (tanto per capirci: se nella mia organizzazione la Puntualità non fa parte della cultura, perché dovrei ascoltare un formatore di Time Management che mi propone di essere puntuale ?)
  • Strategie: la strategia dell’organizzazione è allineata con il percorso formativo ? Se la strategia non è allineata, quale sarà la percezione e la reazione dei partecipanti alle proposte formative ? (ad esempio: se la reale strategia aziendale prevede il comando in mano a pochi “capi”, come può essere recepito un corso sulla leadership ?)
  • Processi: i processi organizzativi presenti, sono consoni rispetto ai messaggi formativi ? Il ruolo del discente nel processo, trova corrispondenza con i messaggi formativi ? (ad esempio: se durante un corso di time management si propone alle persone di perseguire la Posta in arrivo vuota, tale procedura è in linea con i processi ICT interni ?)

Penso che, durante il percorso, il formatore avrà sicuramente occasione di lavorare su Competenze e Motivazione del discente, ma è anche suo compito, in fase di progettazione, comprendere e definire assieme alla committenza la situazione in termini di variabili esterne (Cultura, Strategie e Processi). Il rischio altrimenti è il fallimento del percorso stesso.

giovedì 15 agosto 2013

Leadership & Facilitazione Visuale

In questi giorni di agosto sto studiando “Agile Retrospectives” di Ester Derby e Diana Larsen. Il testo nasce negli ambienti SCRUM, un processo utilizzato dai primi anni 1990 per gestire lo sviluppo di prodotti complessi (soprattutto software). Uno dei momenti fondamentali di questo processo è rappresentato dagli incontri di miglioramento, chiamati “retrospezioni”. Sto studiando questo libro perché esiste a mio parere una stupefacente similitudine tra una riunione di retrospezione dello scrum ed un debriefing di formazione esperienziale. Il ruolo del facilitatore, soprattutto, è molto vicino nei due processi e richiede skill ed attitudini del tutto similari. Una delle capacità fondamentali richieste è quella di saper facilitare visualmente gli incontri. Questo (oltre ad incoraggiarmi ancora di più ad approfondire lo studio delle SketchNote), mi ha portato a fare qualche ricerca in internet; tra le varie scoperte un interessante PDF che riassume un libro di David Sibbet sulle capacità richieste ad un Leader di facilitare il lavoro del team attraverso il visuale. Conoscevo David Sibbet per la teoria di evoluzione dei gruppi TPM (Team Performance Model), ma non per il suo lavoro sul Visuale.

Lascio la lettura del PDF a chi ne fosse interessato, ma riassumo in estrema sintesi i 7 strumenti visuali fondamentali che un Leader dovrebbe possedere:

  1. Metafore e modelli visuali per aiutare le persone a comprendere come funzionano le cose nella propria organizzazione;
  2. Riunioni con grande uso della visualizzazione per ispirare, coinvolgere, sostenere il pensiero, supportare promulgazione;
  3. Template grafici visuali per ogni tipo di pianificazione;
  4. Matrici per decidere: per migliorare il processo decisionale del team è necessario che tutti abbiano una chiara comprensione visiva delle alternative possibili;
  5. Gestione dei Progetti con strumenti grafici semplici, che diano l’idea di un percorso con le giuste tappe (milestone);
  6. StoryMaps grafici: grandi manifesti che integrano la storia, le visioni, le sfide, i valori, i comportamenti critici, e altre idee chiave;
  7. Video e strumenti grafici “virtuali”. Secondo Sibbet un leader deve saper usare questi strumenti in modo efficace ed efficiente.

Che dire … non rimane che comprare il libro, anche se sono molto indeciso tra Visual Leaders, Visual Meetings e Visual Teams ….

venerdì 9 agosto 2013

SketchNote vs. Powerpoint

 
In questi giorni di calma d’agosto ne approfitto per dedicare un po’ di attenzione al blog, che spesso abbandono a causa degli impegni formativi. Stesso argomento del Post precedente: SketchNote. Condivido qui sotto un interessante (secondo me) esperimento utilizzando le SketchNote e Prezi, il software di presentazione alternativo a PowerPoint.
A fine giugno, in occasione dell’Experiential Training BarCamp, ho provato a facilitare visualmente l’apertura dei lavori utilizzando una SketchNote in alternativa alle “classiche” slide. Questo il risultato:

Ho realizzato la Sketchnote con SketchBook Pro che faccio girare sul mio Tablet Samsung ATIV Smart PC Pro 700T. Caricata l’immagine su Prezi ho poi inserito foto e testi in piccolo vicino ai punti principali (le cache) che volevo trattare durante l’introduzione.
Due parole sulla SketchNote: ho usato un patterns “path” per dare l’idea che l’introduzione avrebbe seguito una sequenza cronologica di punti (i cache) voluta e precisa. Ho creato l’animazione in modo da “zoommare” costantemente dagli argomenti principali (i cache) ai sottoargomenti che volevo sviluppare; ho cercato in questo modo di far sempre percepire al pubblico “dove ero” rispetto all’introduzione che stavo facendo. Per perseguire quest’ultimo obiettivo tornavo sempre a "zoommare” sull’intera SketchNote: penso che la percezione di “dove siamo” sia sempre forte.
Ritengo che questa sia la differenza fondamentale con PowerPoint. Il software di Microsoft usa una serie di slide sequenziali, Prezi un’unica slide dove si “zoomma” in e out. Penso che il pericolo delle Slide (soprattutto quando sono numerose) sia che il pubblico possa “perdersi”, sia rispetto al discorso, sia rispetto ad eventuali collegamenti logici tra dei punti. Un’unica slide da zoommare (un po’ come una mappa geografica), permette sempre di avere una “visione dall’alto” (overview), ed all’occorrenza un approfondimento sul punto sviluppato.
Un’ultima considerazione: penso che questa possibilità di “zoommare” richiami in modo naturale la nostra capacità deduttiva(dal generale al particolare = zoom in) ed induttiva (dal particolare al generale = zoom out), ed in questo senso sia molto più consona alle nostre umane metodologie di apprendimento.

mercoledì 7 agosto 2013

Studiare con le SketchNote

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Un veloce esempio di SketchNote usate per studiare: qui sopra ho appena finito il capitolo 1 di “Agile Retrospectives: Making Good Teams Great”. Sulla pagina bianca tra il primo ed il secondo capitolo sintetizzo i punti principali su una SketchNote.

Alcuni aspetti da sottolineare:

  • sintetizzare vuol dire tenere i concetti fondamentali e più importanti, non traccio esempi o frasi ridondanti usate per spiegare i concetti;
  • obbligatoriamente tutto deve stare su una pagina unica (questo limite stimola la sintesi e l’analisi);
  • uso un Pattern tipo “Path” …. direi che una forma a “percorso” ben si presta per questo capitolo che esprime concetti sequenziali;
  • i cache principali (raffigurati con dei cartelli) rappresentano i titoli dei paragrafi, in questo caso sono perfetti ….

Farò così alla fine di ogni capitolo … e poi, una volta finito il libro, realizzo un’unica SketchNote finale, che dovrà risultare la sintesi delle SketchNote di ogni capitolo. Uno dei vincoli che mi darò è che stia tutta su un foglio A4. In questo modo avrò su un unico foglio la sintesi di tutto il libro.

martedì 16 luglio 2013

Sono pronto ?


Questo Post è tratto da “Resilienza Lab”, il blog a supporto del progetto formativo sullo sviluppo della Resilienza presso ClimaVeneta spa
Sono in Val di Sole, seduto al verdissimo parco di Terzolas. Giornata calda, sole. Arriva un SMS: è Matteo che scrive “Da mercoledì brutto tempo. Che fortuna ….”.
Guardo subito le previsioni online, forse temporali, ma penso anche che mancano ancora troppi giorni per delle previsioni attendibili. Poi mi fermo e penso a quanto questa esperienza mi stia già dando molto.A cosa serve preoccuparsi ? Probabilmente ad allenare la nostra Resilienza. Lo racconto a mia moglie, che mi dice “prova a chiedere a Matteo come faceva suo nonno senza internet e le previsioni del tempo quando partiva per scalare le montagne”.
Penso alla giornata con Pietro Trabucchi ed alla sua definizione di Resilienza: “la resilienza psicologica è la capacità di far mantenere alta la motivazione nel perseguire obiettivi sfidanti, fronteggiando in maniera efficace le difficoltà e gli altri eventi negativi che si incontreranno sul cammino.”

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Se piove saprò mantenere alta la mia motivazione di arrivare in cima al Vioz ? Sinceramente non vedo l’ora di rivedere certe immagini. Sono pronto.

venerdì 7 giugno 2013

IALT9

Dal 2010 gli IALT scandiscono i miei periodi lavorativi come delle pietre miliari. Ogni volta torno a casa che ho imparato qualche cosa. Allo IALT9 devo ringraziare Sandro Cacciatori, che utilizza la metodologia esperienziale nel sociale.

Partendo dalla teoria di John Adair sulla Leadership, Sandro mi ha illuminato su un particolare del TeamWork.

Se per qualche motivo la squadra si muove senza un obiettivo SMART (il cerchio TASK del diagramma di Adair), il leader dovrà favorire (o forse sarebbe meglio dire “garantire”) che le persone (INDIVIDUAL) all’interno del TEAM si diano costanti feedback sul loro stato emotivo, soprattutto se le emozioni sono negative (frustrazione, confusione, delusione, ….), pena l’inevitabile scontro all’interno del team.

C’è da lavorarci …… nel frattempo, tornando a IALT, spazio alle immagini per riflettere sull’esperienza vissuta.

mercoledì 29 maggio 2013

Teaser

Questo Post è tratto da “Resilienza Lab”, il blog a supporto del progetto formativo sullo sviluppo della Resilienza presso ClimaVeneta spa

 

Sono molti i temi che questo percorso formativo sta portando a galla. Sto pensando alla capacità di fare proprio un Obiettivo che mi viene imposto, alla volontà di sfidarsi per crescere, all’incapacità di uscire dalla propria Zona di Comfort, alla motivazione che ci spinge a riconoscere un momento di disagio come un’opportunità di crescita.

Mi suonano ancora nella testa molte delle domande che il gruppo si è fatto dopo l’uscita sul Grappa …

  • Ci sono delle cose che avete pensato e che non avete avuto voglia, motivazione o coraggio di dire ?
  • Cosa direte a chi non è venuto ?
  • Come pensiamo di coinvolgere anche gli altri ?
  • Qualcuno se la sente di fare il Leader ?
  • C’è veramente bisogno di un Leader per trasformare un gruppo in un team ?
  • Ma veramente come singoli ci daremo da fare per organizzare l’uscita di luglio ?
  • Cosa ci portiamo in ambito lavorativo della giornata di oggi ?
  • Siamo in grado di riconoscere il disagio e di apprezzare l’opportunità di allenare la propria resilienza ?

E più ci rifletto e più imparo cose nuove. Per chi ne ha voglia, si può crescere.

lunedì 20 maggio 2013

Pre-ordinatori formativi & SketchNote

Devo dire che sto utilizzando le SketchNote ovunque … temo di esserne diventato dipendente. Sono riuscito ad utilizzarle anche per applicare la teoria dei pre-ordinatori, e devo dire con grande soddisfazione. Il concetto di pre-ordinatore è stato introdotto da Ausubel nel 1968 ed è stata utilizzato come tecnica per aiutare gli studenti per un apprendimento più efficace ed efficiente. In sostanza si tratta di introdurre i concetti fondamentali nel nuovo materiale da insegnare, in modo ordinato ed organizzato. Il bisogno di pre-ordinatori nasce dal principio psicologico che le esperienze pregresse formano degli schemi mentali con notevole grado di sviluppo. Scrivono Gage e Berliner nel 1988: “abbiamo schemi per mangiare al ristorante, per assistere alle partite di hockey e per far visita alla nonna. Le conoscenze associate a ciascuna di queste attività formano il nostro schema per quell’attività”.

Anche Knowles sottolinea l’importanza di creare una struttura o un quadro concettuale per il discente all’inizio della formazione, mentre Kohler suggerisce che l’apprendimento consiste di associazioni e le associazioni sono conseguenza dell’organizzazione.

Insomma cosa centrano le SketchNote con i pre-ordinatori ? Prendiamo una lezione di Project Management e sintetizziamo in un unico schema generale tutta la teoria. Naturalmente rappresentiamo il tutto con una Sketchnote:

sketchnote project management

Poi, all’inizio di un’attività formativa, proponiamola come pre-ordinatore al gruppo di discenti:

domenica 5 maggio 2013

Siamo partiti ….

Questo Post è tratto da “Resilienza Lab”, il blog a supporto del progetto formativo sullo sviluppo della Resilienza presso ClimaVeneta spa
Sabato 4 maggio ci siamo trovato ai piedi del Monte Grappa. 12 persone dell’azienda, io,Tania, Matteo, Marco e Davide.
C’eravamo tutti ? Questa è stata una domanda frequente.
E’ questo il gruppo o manca qualcuno ? Anche questa domanda si è ripetuta.
Ma una cosa è importante: 12 persone sono partite per un percorso.

Non era ben chiaro se sarebbe stata una scampagnata o una giornata formativa, io direi che è stata una giornata in cui abbiamo vissuto un’esperienza e dall’esperienza sono nate delle riflessioni e delle domande.
Il tema del percorso è la Resilienza, e dopo questa giornata penso sia chiaro a tutti dove la possiamo incontrare.
zona comfort
Qualsiasi essere umano si crea attraverso abitudini ed allenamento una Zona di Comfort; in questa zona tutto è conosciuto, so come muovermi, come comportarmi. E’ una zona collaudata.
Fuori della Zona di Comfort c’è un’area chiamata Zona di Apprendimento, così chiamata perché è dove affrontiamo situazioni nuove e dove non ci è chiaro come dobbiamo comportarci. In questa zona si possono provare varie tipologie di emozioni, da positive (curiosità, sorpresa, divertimento, …) a negative (disagio, fastidio, noia, frustrazione, rabbia, …). Spesso a causare la positività o la negatività delle emozioni è la volontà o dalla motivazione ad uscire dalla Zona Comfort ed entrare nella Zona di Apprendimento. Ci esco io di mia spontanea volontà o qualcuno mi ci porta ? Spesso nella formazione qualcuno mi ci porta, perché il corso di formazione viene organizzato dall’azienda per me. Ma io ho voglia di andarci ?
Un’altra cosa importante: più mi allontano dalla Zona di Comfort e più le emozioni aumentano di intensità. Fuori dalla Zona di Apprendimento le emozioni possono essere molto forti: in Zona di Panico possiamo provare angoscia, terrore, panico. La reazione istintiva è una sola: tornare più velocemente possibile in Zona Comfort.
Bene, penso che in questa uscita tutti noi abbiamo preso consapevolezza come la Resilienza possa essere esercitata solo fuori dalla Zona di Comfort. In questo senso certe emozioni possono essere viste come un “segnale”: mi avvisano che sono in una situazione in cui posso allenare la mia Resilienza. E’ sicuramente un profondo cambio di prospettiva: da certe emozioni (disagio, noia, fastidio, ….) normalmente  mi allontano; ora invece quando le provo so che ho un’opportunità da sfruttare: posso provare a “resiliere”, posso allenarmi.
Buon viaggio a tutti.
In questo set di Flickr tutte le foto del percorso formativo.

domenica 21 aprile 2013

IALT8

Ed anche IALT8 …. diventa parte dei miei ricordi.


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giovedì 18 aprile 2013

Cosa ho imparato oggi ?

Dal quaderno degli appunti di oggi:

Appunti di oggi

lunedì 8 aprile 2013

In partenza per IALT8

IALT cresce, siamo all’8° edizione. Questa volta ci trasferiamo in Lettonia, dove ci aspetta Rolands,  il 3° Trainer Esperienziale di EZI.

Chissà che ci aspetta, nel frattempo ecco la traccia delle giornate, rigorosamente in modalità SketchNote:

Timetable IALT8

sabato 16 marzo 2013

Camminarsi

Thoreau considerava la natura come la guaritrice di tutti i nostri mali. Inoltrarsi nella foresta significava per l’autore allontanarsi dalla vita di società, arrivare dove c’è solo la foresta ed il proprio sé, dove non c’è fretta, multitasking, email, cellulare ….
Secondo il pensiero di Thoreau il vero significato di “camminare” è sapersi staccarsi completamente dai propri banali pensieri quotidiani, arrivare a guardarsi dentro di sé, a cancellare tutti i nostri pensieri, in modo da entrare in sintonia con le piante, gli animali, le pietre attorno a noi.
“Il camminatore è colui che riesce a realizzare un legame simbiotico con la natura tutta nel suo essere incontaminata e selvaggia", e che sia quindi in grado di camminarsi dentro …..



IALT camminarsi – 12 e 13 marzo 2013 – Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi

domenica 10 marzo 2013

Comprensione, sketch, patterns

In questo periodo sto studiando le Sketchnote, e la loro applicazione mi sta dando spunti di riflessioni interessanti. La comprensione passa per l’aggregazione di concetti ed idee, e nelle Sketchnote questo passaggio è evidente. Lo stesso Mike Rohde, nel suo libro, evidenzia come un passaggio fondamentale nel prendere appunti con le Sketch sia:

  1. Sketch
  2. Cache Ideas
  3. Recognize Patterns

Effettivamente mi rendo conto che “comprendere” significhi trovare il senso logico ( = Pattern) tra le idee ed i concetti. E spesso una maggiore comprensione avviene quando il Pattern evolve, diventa più … personale.

E’ quello che mi è successo ad esempio riassumendo il libro di Mike Rohde: il primo Pattern era probabilmente quello nella testa di Mike che lo ha portato ad elaborare il libro in un certo modo. Il secondo è quello più mio, uscito dalle mie personali interpretazioni e riflessioni.

Una volta che la comprensione è raggiunta, il processo di Sketch si inverte:

  1. Draw Pattern
  2. Cache Ideas
  3. Sketch

lunedì 25 febbraio 2013

Induzione e deduzione

Riflettevo sulla Riflessione (ultimamente è capitato qui e qui, evidentemente il tema mi interessa …) e prendevo qualche appunto …

Appunti

Nella formazione Esperienziale, seguendo il ciclo di Kolb, l’Esperienza è il momento in cui le persone vivono situazioni concrete, realtà, agiscono, mettono in atto comportamenti. Perché si possa andare verso l’apprendimento, secondo Kolb, bisogna vivere una successiva fase di Riflessione, quindi Concettualizzazione ed infine Sperimentazione. Mi sono chiesto quali processi mentali che mettiamo in atto in queste tre fasi.

  • Riflessione: in questa fase dovremmo ripensare all’esperienza come se fosse un film, come se potessimo rivedere alla moviola una sequenza (memoria a breve termine). Mentre rivediamo le scene iniziamo a valutare e giudicare (cosa è andato bene ? quali sono stati i comportamenti osservati ? ….), e mettiamo quindi in gioco le nostre capacità cognitive razionali.
  • Concettualizzazione: qui mettiamo in atto le nostre capacità di induzione: partendo da singoli casi particolari cerchiamo di stabilire delle leggi, delle regole, dei concetti. Penso che possa essere interessante approfondire il metodo induttivo nella relativa pagina di Wikipedia.
  • Sperimentazione: dopo il metodo induttivo …. non può che venire quello deduttivo: da concetti e premesse generiche procedo verso la loro determinazione nella realtà tangibile. Semplicemente: dal generale al particoale. Anche in questo caso un approfondimento è d’obbligo.

A quanto pare Aristotele e Socrate sono stati i primi a parlare di induzione e deduzione e mi colpisce notare come i temi si leghino allo sviluppo della conoscenza: “Il processo gnoseologico (= teoria della conoscenza) inverso alla deduzione è l'induzione, secondo cui il pensiero si fonda sull'esperienza: i dati sensibili sono indotti, cioè introdotti, nell'intelletto, che a partire da essi elaborerebbe leggi universali e astratte; il procedimento è detto anche a posteriori in quanto l'espressione del giudizio circa la realtà sarebbe possibile solo dopo l'esperienza.”

sabato 16 febbraio 2013

Le Sketchnote alle elementari.

Era già successo tre anni fa, mia figlia Emma ha sfruttato la meravigliosa capacità dei bambini di apprendere dall’esperienza. Tre anni fa aveva “imitato” le mie mappe mentali, oggi è toccato alle SketchNote.

 

sketchnote emma

La situazione era similare: una poesia da imparare a memoria per scuola. Nel 2010 aveva scritto una frase per ogni macro-ramo, oggi ha disegnato una SketchNote seguendo un pattern di tipo “path”. In entrambi i casi i risultati sono stai ottimali: in poche decine di minuti aveva memorizzato la poesia. Forse con le SketchNote ha impiegato meno tempo a memorizzare, ma non posso paragonare la situazione in quanto oggi ha 8 anni, 3 anni fa ne aveva appena compiuti 6.

Alcune riflessioni personali:

  • sempre stupefacente la capacità di apprendimento dei bambini. Io ho studiato il libro di Mike Rohde e sto facendo molto esercizio per trasformare una conoscenza in competenza, mentre i bambini sembrano saper applicare velocemente e con grande facilità ciò che hanno acquisito alla realtà pratica. MI chiedo se buona parte della nostra fatica di adulti non sia nel “buttare via” ciò che abbiamo acquisito per sostituirlo con il nuovo apprendimento;
  • ho subito ripreso in mano The Sketchnote Hanbook e sono andato a pagina 14, dove Mike Rohde scrive: “MANY PEOPLE tell me they can’t create sketchnotes because they can’t draw. You can draw: you just need to awaken your gradde school Skills ! KIDS draw constantly! They doodle ideas with ease and will draw what they imagine without a second thought.” ;
  • chi ha studiato le Sketchnote potrà notare che nel disegno di Emma ci sono buona parte degli Elementi di una SketchNote, per la precisione: Typography, Draw, Handwritting, Arrows, Containers (mancano solo Bullets, Icon e Dividers);
  • 3 anni fa dopo che Emma ha portato a scuola le Mappe Mentali è nato un dialogo con le maestre e abbiamo organizzato un laboratorio sulle Mappe Mentali con appassionata partecipazione  da parte di tutte le maestre. Chissà se adesso tocca alle SketchNote ….

martedì 12 febbraio 2013

Esperienziale 2.0

E’ curioso come partendo dalla definizione del web 2.0 ….

Il Web 2.0 è un incrocio di funzionalità che facilitano la partecipazione e la condivisione delle informazioni, l’interoperabilità e la collaborazione sul World Wide Web . Un sito Web 2.0 permette agli utenti di interagire e collaborare tra loro in un “social media” come creatori di dialogo, di user-generated content in una comunità virtuale, a differenza di siti web (1.0) dove gli utenti (che sono solitamente visti come “consumatori”) sono limitati alla visione passiva di contenuti che sono stati creati per loro.

si possa ottenere una interessante descrizione della formazione esperienziale.

l’esperienziale è un incrocio di funzionalità che facilitano la partecipazione e la condivisione delle informazioni, la conoscenza  e la collaborazione tra le persone . Un progetto esperienziale permette agli utenti di interagire e collaborare tra loro in un “ambiente sociale” come creatori di dialogo, di “contenuti da loro stessi creati”  in una comunità reale, a differenza di aule formative tradizionali (1.0) dove gli utenti (solitamente visti come “consumatori”) sono limitati alla visione passiva di contenuti che sono stati creati per loro.

domenica 3 febbraio 2013

SketchNote

Quando durante le ferie di Natale ho studiato “The Sketchnote Handbook” di Mike Rohde ho trovato finalmente la soluzione a molte problematiche che l’uso delle Mappe Mentali non aveva risolto. Ma andiamo con ordine, e rispondiamo a qualche domanda.

The SketchNote's "The SketchNote Handbook"

Cosa sono ? Definirei le SketchNote come una “metodologia di scrittura grafica”. Parlerei di “metodologia” perché Mike Rohde ha delineato un chiaro e preciso metodo per la loro realizzazione. Si tratta poi di scrittura, ma decisamente “grafica” per come viene realizzata.

Come sono fatte ? Direi che le SketchNote sono un mix di scrittura e di elementi grafici, che possono rientrare in un elenco ben definito di modelli (ed in questo senso le Mappe Mentali possono essere considerate come un “sottoinsieme” delle SketchNote).

A cosa servono ? Qui viene il bello, perché secondo me sono uno strumento che può trovare applicazione in moltissime situazioni quotidiane, come ad esempio:

  • Prendere appunti;
  • Riassumere libri, testi, documenti (l’immagine qui sopra è il mio riassunto del testo di Mike Rohde);
  • Studiare;
  • Memorizzare;
  • Apprendere, comprendere, dedurre ….
  • Creare (momenti di idee, brainstorming, creatività, …);
  • Facilitare la comprensione degli altri (facilitazione visuale durante attività formative o riunioni);

Esempi ? Nulla di più facile, basta dare un’occhiata al gruppo creato da Mike Rohde su Flickr a questo link.

Vantaggi ? Direi che i vantaggi maggiori che trovo nell’uso delle SketchNote sono:

  • allenano le nostre Competenze di Sintesi ed Analisi;
  • ci permettono velocità nella scrittura;
  • favoriscono la concentrazione;
  • direi che sono addirittura “rilassanti”;
  • aiutano a sviluppare le capacità di induzione (dal particolare al generale) e di deduzione (dal generale al particolare);
  • forniscono una “visione dall’alto”, una “overview”;
  • allenano le nostre Competenze di Fantasia e Creatività (attraverso il disegno, e questo mi ricorda molto “Disegnare con la parte destra del cervello” di Betty Edwards.

Approfondimenti ? per chiunque sia interessato ecco qui qualche approfondimento:

·

Concludendo una piccola recensione del testo di Mike Rohde: scritto completamente con la tecnica delle sketchnote risulta rapido, veloce ed efficace. Ha un grande vantaggio (soprattutto rispetto ai numerosi manuali sulle Mappe Mentali in commercio): non perde molto tempo nel “celebrare” le SketchNote, ma fornisce le conoscenze necessarie per passare subito all’azione. Riesce addirittura ad insegnare come disegnare qualsiasi cosa usando 5 elementi grafici “base” (cerchio, quadrato, triangolo, linea e punto). A questo link potete vedere qualche capitolo in anteprima. Consigliatissimo …….

lunedì 7 gennaio 2013

Facilitare

Inizio questo 2013 con una citazione che mi ha inviato da un compagno di corso di Group:

Edda Ducci sostiene che educare e formare si definiscano nel "Far sì che l’altro scopra e attui quella vocazione che è soltanto sua. Aiutarlo a trovare e a percorrere il proprio unico cammino. A trovare il senso della propria vita, quel senso che ne dice l’unicità. L’educatore deve esserci e non esserci, essere presente e attivo, ma non lasciare segni della sua presenza, agire in senso proprio, ma i segni di tale agire non devono segnare il prodotto dell’azione. È questa un’antinomia grande. Appartiene all’educazione e la segna; appartiene al senso più alto dell’essere umano"

Edda Ducci, Approdi dell’umano. Il dialogare minore, Anicia, Roma1992, p. 27.