giovedì 31 gennaio 2008

SharePoint: creazione di un campo di collegamento tra Web Part

In una web part di SharePoint (ad esempio un elemento "Attivita") può risultare estremamente utile creare un campo di collegamento ad un altro elemento del sito stesso.
Di seguito i passaggi necessari:
  1. entrare nella web part su cui si vuole aggiungere il campo (ad esempio una web part "attività");
  2. aprire il menù impostazioni e selezionare il comando "Impostazioni elenco";
  3. nella pagina di personalizzazione dell'elenco selezionare il comando "Crea colonna";
  4. dare un nome al campo "Nome colonna:";
  5. selezionare "Ricerca (informazioni già disponibili nel sito)" nel "Tipo di informazioni nella colonna";
  6. slezionare la web part da cui recuperare le informazioni con il comando "Recupera informazioni da:"
  7. nel comando "Nella colonna:" selezionare la voce "Titolo (collegato all'elemento)";
  8. se si vuole collegare a più di un elemento mettere il flag su "Consenti valori multipli".

martedì 29 gennaio 2008

Problema con file ed elementi di Outlook inseriti nelle Attività

Se inserite all'interno del campo Note delle Attività di Outlook dei file o degli elementi stessi di Outlook (come ad esempio gli e-mail), potreste incorrere in un piccolo "apparente" problemino.
Nel caso copiate o spostiate questi file (o elementi) da una posizione ad un altra (ad esempio qualche riga sotto .... o su un'altra Attività) noterete che il file (o l'elemento) non si apre più.
Non preoccupatevi, è un piccolo bug conosciuto; basterà semplicemente chiudere l'Attività con un "Salva e chiudi" e riaprirla per notare che il problema non si presenta più ed il file (o l'elemento) si aprono correttamente.

Un ultima annotazione: nell'ultima versione di Outlook 2007 questo problema non si presenta più.

domenica 27 gennaio 2008

Condividere la conoscenza: opportunità di sviluppo o perdita di potere ?

La scorsa settimana, durante una giornata di lezione presso la Z***, si è aperta una discussione interessante.
Si discuteva di Knowledge Management e dell'importanza della condivisione delle conoscenze da un punto di vista di ottimizzazione del tempo. Giustamente però, è stato sollevato il problema del potere associato al sapere. Come disse Francesco Bacone:" Sapere è Potere".
Ognuno di noi pensi alla sua esperienza lavorativa (o privata): sicuramente riuscirà ad identificare qualcuno tra le sue conoscenze che è restio a cedere informazioni, perchè è convinto che siano le fondamenta del suo potere. Atteggiamento corretto o sbagliato ? Come al solito la risposta è difficile e probabilmente sta nel giusto equilibrio.
Fatto sta che se vogliamo dare un'occhiata dall'alto a cosa sta succedendo nel mondo potremmo dire che l'equilibrio si stia spostando dalla chiusura alla condivisione.
L'economia dell'ultimo metà secolo è stata incentrata nell'atteggiamento della chiusura: era opinione diffusa che le imprese competono tenendosi ben strette le risorse più ambite e gli strumenti "brevetti", "copyright", e "marchi di fabbrica" lo certificano appieno.
Agli strumenti sopra elencati iniziano a comparire delle etichette opposte, chiamate "CreativeCommons", "Open Source", "mp3" .....
Che sta succedendo ? Stiamo forse tornando alla cultura del XVII secolo quando quel grande movimento chiamato "illuminismo" vedeva ingegneri, meccanici, chimici, fisici e filosofi riunirsi in circoli che avevano come obiettivo principale l'accesso alle conoscenze ?
O forse possiamo pensare alla Rete come la biblioteca di Alessandria, che all'epoca del suo splendore raccogliesse (si dice) quasi mezzo milione di libri tra letteratura, opere teatrali, trattati matematici e scientifici. L'idea era interessante: condividere la summa della conoscenza umana per promuovere il progresso di scienza, arti, economia (ricordo che stavo per l'appunto parlando di Knowledge Management).
Qualcuno parla di "socialismo" e di "comunismo". Io faccio fatica a vedere queste correnti di pensiero nella IBM che con l'apertura verso il mondo Open Source (Linux ed Apache) iniziata nel 1999, ha stimato oggi di risparmiare circa 900 milioni di dollari l'anno rispetto alle spese che avrebbe dovuto sostenere per sviluppare un sistema operativo proprietario e curarne la manutenzione.
Qualche altro esempio ? La Procter & Gamble ha aumentato la produttività del proprio R&S del 60 %, raddoppiato il tasso di successo delle proprie innovazioni immesse sul mercato e fatto crollare il costo dell'innovazione grazie all'iniziativa connect and develop, un marketplace dove l'azienda pubblica i propri problemi di sviluppo in cerca di "cervelli" esterni e dove vende le proprie invenzioni inutilizzate.
Brian Behlendorf è il "papà" di Apache (un software Open Source che alimenta il 70% di tutti i siti web al mondo); potremmo chiederci se non ci avesse guadagnato di più se lo avesse venduto. Non dimentichiamico però che lo stesso Behlendorf è il fondatore di CollabNet, azienda di successo che detiene nel suo portafoglio clienti in buona parte della Fortune 100. Quanto di questo successo è dato dalla visibilità che si è acquisito con il progetto Apache ?
Tutti conosciamo Skype: ai nostri occhi un software gratuito per comunicare gratis. E' stato acquistato da Skype per 2,6 miliardi di dollari.

Sia che parliamo di aziende, sia che parliamo di noi stessi probabilmente possiamo ascoltare Joel Cawley di IBM quando dice:"condividere non riduce le opportunità di creare valore, anzi le aumenta. Si tratta semplicemente di cambiare il proprio modo di vedere la creazione di valore".

Stop&Stop

Come preannunciato ho seguito il metodo Stop&Go. Risultati:
  • Livello 0 - Il fastidio non è presente nella normale attività giornaliera. Paso alla prova per il livello zero della scala: salgo e scendo velocemente due o tre rampe di scale senza avvertire dolore o fastidio.
  • Livello 1 (test del chilometro) - Corro a 5'30"/km per .......... 800 metri: inizio ad avvertite fastidio/dolore. Stop.

Forse è meglio aspettare ancora una settimana.

venerdì 25 gennaio 2008

World Community Grid


Durante la lettura di Wikinomics ho scoperto che posso contribuire alla ricerca in progetti che beneficiano l'umanità (ad esempio la ricerca contro il cancro o l'AIDS) mentre vado al bar, alla pausa pranzo, o semplicemente quando sono al telefono. In questi momenti infatti lascio spesso il computer acceso ma inutilizzato; in modo più intelligente posso invece "donare" la potenza computazionale attraverso il sistema del Grid Computing. Inventato da IBM tale sistema unisce migliaia di computer "volontari" sparsi per il mondo che creano un sistema ad "elevato potere di calcolo". Il lavoro, suddiviso in piccoli pezzi, viene svolto dalle migliaia di computer sparsi per il mondo riducendo così il tempo della ricerca medica da decenni a mesi.

Si possono trovare spiegazioni esaurienti sul sito della IBM al seguente link.
Trovate il sito ufficiale della World Community Grid a questo link.
Altre informazioni:
Infine, un' ultima personale informazione: ho installato il software necessario già su tre PC senza registrare nessun problema (conflitti, blocchi, errori) o rallentamenti del computer.

martedì 22 gennaio 2008

I Nuovi Nomadi

Tratto da: http://www.dromemagazine.com/elements/inuovinomadi.pdf


L'uomo occidentale di fine secolo, roso da nuove ansie e inquietudini, inizia a mettere in discussione gli attuali schemi socio-economici e a ricercare in modo sempre più tangibile una qualità di vita.
Emerge l'esigenza di ri-centrare le proprie aspirazioni, di vivere l'impegno professionale come mezzo per una più intensa realizzazione sul piano personale. Cresce il desiderio di esprimere la propria creatività, e in più campi. In poche parole, viene rigettata l'alienante divisione tempo di vita/tempo di lavoro, che assimila il lavoro a "non vita". Il problema, semmai, è dare un "senso" al lavoro, un valore che va oltre la misura del denaro e del tempo. E questo è tanto più possibile in un momento in cui il tramonto della manifattura tradizionale, imperniata sullo sforzo fisico, favorisce lo sviluppo delle intelligenze, delle competenze, delle comunicazioni allargate.
E' da questo contesto che, lentamente, affiora in superficie la consapevolezza del nomade globale. Colui che ricerca lo sradicamento fisico-mentale diventa inevitabilmente un elemento di rottura dello status quo. Lo "spaesamento" psicoemotivo all'inizio genera smarrimento, ben presto però contribuisce ad affinare le percezioni sensoriali, aiuta a recuperare l'atteggiamento critico, consente un ascolto più partecipe e profondo della realtà. Questo ri-conquistato potere nei confronti dell'esistente induce a sconvolgere la trama dei percorsi abituali. Da qui il rifiuto delle strategie di omologazione sociale: modello consumista in primis. Le aspirazioni a una felicità-possibile, a una vita-avventura, si insinuano così nelle maglie asfittiche delle civiltà metropolitane di fine millennio.

Ciò comporta, come prima istanza, una rivalutazione/riappropriazione dei tempi di vita. Non è un caso che, con un tocco di cinico sadismo, Peter Sloterdijk abbia definito i nevrotici cittadini del tardo XX secolo "gli uomini del fine-settimana, ovverossia gli individui del tempo libero, che hanno scoperto la comodità dell'alienazione, il comfort della doppia vita". Nel progetto nomade rientra anche questo: la volontà di affrancarsi dal controllo cronologico sulla persona. Il che presuppone, dal punto di vista lavorativo-professionale, un enorme cambiamento di mentalità, soprattutto da parte del management, per il quale i parametri di riferimento e di valutazione dovranno essere i risultati e la produttività, piuttosto che la presenza. Un atteggiamento che sta alla base del telelavoro mobile e autonomo. Per quanto concerne la sfera privata, ciò comporta una gestione innovativa dei ritmi quotidiani. Scompaiono i tempi predefiniti (da altri) a favore dell'autorganizzazione dei tempi ludici e lavorativi, degli spazi e delle priorità (la famiglia, l'apprendimento permanente, l'impegno nel sociale). E' quello che un Michel Foucault ultima versione definì il "prendersi cura"; un'attenzione al sé intesa come pienezza di essere al mondo nel continuo divenire del tutto.
A questo si aggiunga una forte presa di coscienza ecologica, la riconquista di una sacra intimità con l'ambiente naturale, la ricerca di formule di sviluppo alternative. Il rispetto/richiamo verso la natura spinge a scegliere habitat umani in simbiosi con il paesaggio, a inventare nuovi modi di costruire e di muoversi. E' il momento di sfruttare la propria professionalità in modo creativo e intelligente: ognuno ha, nelle sue mani, un pezzetto di responsabilità nei confronti del pianeta.

Portfolio

Il filosofo del business Charles Handy ha introdotto l'interessante concetto del portfolio associandolo alla comparsa di una nuova figura di lavoratore: è un libero professionista che sviluppa sempre nuove abilità e/o idee da offrire a chi cerca delle opportunità di business o da sviluppare nel momento in cui entra a lavorare in squadra con altri esperti per la finalizzazione di un progetto.

La nuova risorsa sviluppata (un'esperienza maturata, un ulteriore aggiornamento, lo sviluppo di un nuovo prodotto ad alto contenuto tecnico-creativo) viene quindi inserita nel suo portfolio personale.

La novità sta poi nel fatto che le varie competenze accumulate nel corso del tempo non procedono secondo un percorso lineare e consequenziale. Questo cambia anche il modello classico di retribuzione, che non prevede solo meri compensi in denaro ma si apre ad altre forme di gratificazione (soddisfazione, potere, gioia, amore, ....).

Muta anche il concetto di carriera: qualche cosa che è più vicina alla nozione rinascimentale di Sapere che non all'ennesimo stage di formazione aziendale.

Infortunio

Faccio seguito all'ultimo Post in cui discutevo dell'"emergenza" da un punto di vista sportivo.
Mercoledì 16 gennaio mi sono fatto visitare da un ortopedico sportivo che mi ha diagnosticato un'infiammazione del tendine rotuleo e del muscolo quadricipite.
Decidendo il titolo da dare a questo Post mi chiedevo se era il caso di usare la parola "infortunio"; mi chiarisce il concetto Albanesi che definisce l'infortunio ....:
quando, dopo la fase di riscaldamento, la prestazione è decisamente compromessa.
Se mi accorgo che praticamente corro con una gamba e mezzo perché non uso
completamente la sinistra per non sentire dolore e, così facendo, perdo
10-20"/km è abbastanza inutile negare la verità: siamo in presenza di un
infortunio.
Tenendo conto che sabato ho provato a fare una corsetta ed il risultato è stato un forte dolore dopo 100 m che non mi permetteva assolutamente di continuare .... direi che posso usare questo termine.
Questo momento di stop si sta trasformando in una fase "Check" (vedi ciclo di Deming) del progetto Maratona.
Anticipo che sto seguendo una cura proposta dall'ortopedico (nonchè fisioterapista) interpellato: e lo strumento di test sarà sicuramente il metodo Stop&Go proposto da Albanesi.
Ai prossimi post il "Check" della situazione.

giovedì 17 gennaio 2008

Richiamo di un messaggio e-mail

Mi capita oramai molto spesso di vedere arrivare un "e-mail di richiamo" riferito ad un e-mail precedente.
Altrettanto spesso, molte persone mi chiedono come funziona questo comando di Outlook.
Per un chiarimento più che esaustivo rimando alle seguenti pagine:

Ho notato inoltre che, se il destinatario non dispone di un account Exchange, gli arriva comunque un e-mail con oggetto "Richiamo: testo dell'oggetto" e nel campo testo il messaggio: "nomeutente desidera richiamare il messaggio "testo dell'oggetto".

domenica 13 gennaio 2008

Gestione delle emergenze (sportive)


E dopo le emergenze lavorative passiamo a quelle sportive: come già anticipato nel Post precedente circa a metà dell'allenamento compare un dolore al ginocchio a cui inizialmente non do peso. A tre quarti dell'allenamento non riuscivo più a correre dal dolore.
Emergenza o inconveniente ? Sono due punti di vista differenti: uno è quello di progetto (visto cioè nell'ottica di raggiungere l'obiettivo Maratona), l'altro è quello di passione/sport/sviluppo.
Partiamo da una analisi della situazione, che vale per entrambi i punti di vista. Come dicevo dolore al ginocchio sinistro, localizzato sopra e a sinistra della rotula. Quando ha iniziato a comparire ho provato a fermarmi, dopo una trentina di secondi di corsa diventava molto intenso e si spandeva per tutta la gamba.
Cosa sarà ? Per ora non ho responsi (solo speranze). Sicuramente interessante l'approccio espresso da Tim Noakes e riportato da Micio1970 nel suo Post del 22/12/07: ricercare la causa in ambiti genetico, ambientale, metodologico. Analizziamo ...
  • Genetico. risposta difficile. Corro da molti anni, solo ultimamente però secondo un allenamento intenso e preciso, fino ad oggi non avevo mai avuto problemi. Ambito da approfondire, probabilmente con delle visite mediche.
  • Ambientale. Meteo: giovedì era decisamente umido (aveva da poco smesso di piovere), 7 gradi, cielo coperto, grigio ed uggioso. Fondo: asfalto.
  • Metodologico. Penso l'ambito in cui trovare più indicazioni. Sesta settimana di allenamento, le ultime tre sono state in media di 55/60 km a settimana. La settimana precedente sono uscito ogni giorno (approfittando delle ferie) ed ho aggiunto alla corsa 5 risalite con gli sci d'alpinismo di 500 metri di dislivello l'una. Inoltre, martedì avevo fatto una seduta di salite medie: 500 metri di salita x 12, un totale di 16 Km compreso riscaldamento e defaticamento. Sovraccarico ? Troppa salita ? Inesperienza ???? .... estremamente probabile.

Citando sempre un Post di Micio1970 (colgo l'occasione per ringraziarlo vivamente, il suo Blog è veramente interessante), evidenzierei le variabili che secondo me hanno influito sull'"inconveniente":

  • mancanza di esperienza;
  • eccessivo chilometraggio settimanale;
  • riscaldamento e stretching (mea culpa);

Infine la situazione ad oggi, 3 giorni dopo: non ho più corso ed ho cercato di tenermi a riposo. Non posso dire che il ginocchio mi faccia male, ma sento un continuo fastidio (soprattutto dopo essere stato seduto a lungo) e se provo ad accellerare il passo inizio a sentire un dolore. Idem per quando salgo e scendo le scale. Temo che una visita sia oramai d'obbligo.

Passiamo al punto di vista progettuale: come dicevo nel Post precedente l'unica soluzione è prevedere. Nel pianificare gli allenamenti ho inserito 4 settimane di "tempo di riserva". La tabella prevede 16 settimane di lavoro, le ho iniziate 20 settimane prima della data della Maratona di S.Antonio (27 aprile) in modo da tenermi 4 settimane per eventuali imprevisti. Certo speravo che questi imprevisti fossero un po' più "soft" ... magari qualche influenza o qualche carico di lavoro (professionale) eccessivo. Ora si tratta di vedere se 4 settimane saranno sufficienti per recuperare.

Infine il punto di vista di passione/sport/sviluppo: devo dire che questo evento mi ricorda molto la teoria della focalizzazione negativa così ben espressa da Livio Sgarbi nel suo libro "Istruzioni per Vincere": spesso ci si concentra più su ciò che non si vuole ottenere, piuttosto che su ciò che si vuole. Un esempio calzante: provate ad andare d'estate a fare una discesa in torrente con il rafting, il Kayak o l'Hydrospeed; la guida vi dice: "vedete quel grande sasso al centro del fiume? Bene, andate ovunque eccetto che lì". Dove pensate che finiscano tutti ? Spalmati sul sasso ! La focalizzazione del nostro cervello è stata richiamata sull'obiettivo su cui non dovevamo andare; il messaggio esatto era: "passiamo tra quel grande sasso al centro del fiume e la riva destra" in modo che la focalizzazione fosse sul positivo. Perchè tutto questo ragionamento sul non ? Perchè era proprio da due/tre giorni che pensavo ad un eventuale infortunio. Sarà perchè stavo leggendo con interesse i consigli di Tin Noakes , sarà perchè mi ha attirato l'attenzione il Post di Claudio che conclude l'allenamento con l'infiammazione al ginocchio o il Post di Lanfree sotto ai ferri ?

sabato 12 gennaio 2008

Gestione delle emergenze (lavorative)

Non posso dirmi estremamente soddisfatto degli ultimi due giorni della settimana lavorativa. Giovedì 10 infatti è arrivata la prima emergenza: non so se si può chiamare emergenza ... forse possiamo parlare di imprevisto. Avviene in ambito sportivo e riguarda le attività in corso per la preparazione alla Maratona: durante l'allenamento (16+16 x 400 veloce a Ritmo Maratona - 5%= 4,43/Km + lento a Ritmo Maratona +15%=5,42/Km) compare un leggero dolore al ginocchio sinistro. Inizialmente non gli do troppo peso e proseguo, ma a tre quarti dell'allenamento il dolore è talmente forte che non riesco più a correre. Ma di questo "inconveniente" preferisco parlarne in modo acurato nel prossimo Post concentrandomi sull'aspetto "sportivo" ma anche sull'aspetto di Project Management.

La seconda emergenza invece è di stampo più lavorativo e avviene venerdì pomeriggio verso le 16.00. Premetto che in questi giorni il carico lavorativo è decisamente elevato, tanto che mi prefiguravo già un week end con almeno due mezze giornate davanti al computer; ma torniamo in ufficio. Durante una telefonata il mio sguardo vagava senza concentrazione sullo schermo del nuovo notebook acquistato gli ultimi giorni di dicembre. All'improvviso accade quello che nessuno di noi vuole mai vedere: una bella schermata nera con caratteri bianchi che mi avvisa di un errore irreversibile. Non faccio neppure in tempo a leggere di cosa si tratta che il notebook si riavvia.
Finisco la telefonata (in modo sbrigativo) e mi concentro ..... il computer si è riavviato, provo a lavorare un po' ... ed inizia a succedere di tutto: continui messaggi di errore, programmi che si chiudono e ... di nuovo la schermata nera.
La faccio breve: dopo una sommaria analisi e una chiaccerata con amici tecnici le ipotesi sono tre:
  • qualche strano errore sui registri di Windows;
  • virus;
  • problemi Hardware.

Quello che più mi interessa in questo contesto è comunque l'aspetto metodologico della situzione, ossia la gestione dell'emergenza. E' chiaro che in questa situazione di sovraccarico di lavoro il blocco del computer risulta un emergenza decisamente seria, soprattutto per chi (come me) tende all'"ufficio senza carte" e all'interno del proprio computer ha tutto, e quindi senza computer è completamente bloccato. La domanda sorge quindi spontanea: quale arma per combattere l'emergenza ? Rispondo metodologicamente: pensare, prevedere, pianificare. In ambito formativo viene chiamata "metodologia delle 3P" (dove le 3 P indicano appunto Pensare, Prevedere, Pianificare), ed indica quella procedura che si mette in atto per gestire le emergenze: non c'è metodo migliore se non quello di prevederle. Unico problema: la procedura dovrebbe essere messa in atto prima che l'emergenza avvenga: se aspettiamo che il problema arrivi possiamo solo citare i latini: "Errare humanum est" (ma ricordiamoci che "perseverare autem diabolicum").

Torniamo al notebook: visto l'enorme importanza che riveste questo "strumento" nella mia attività lavorativa, avevo già pensato all'eventualità di un blocco tecnologico. Prevedendo tutte le difficoltà e i costi a cui sarei andato incontro ho pianificato quello che in gergo tecnico chiamano disaster recovery (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Disaster_recovery). Senza entrare nel tecnico (non è questo lo scopo del Post) dirò che l'architettura Server/Client Small Business Server installata in ufficio già da più di un anno si è dimostrata in questo primo caso di emergenza decisamente funzionale: ho preso il mio vecchio Notebook dall'armadio, l'ho acceso, l'Exchange ha sincronizzato tutto l'Outlook e tutta la cartella Documenti in 5 minuti. Circa 30 minuti dopo il "disaster" stavo lavorando nuovamente sullo stesso file Excel su cui ero impegnato prima che suonasse il telefono.

martedì 8 gennaio 2008

La nuova interfaccia grafica di Office 2007 e Giordano Bruno ....

Una delle novità più evidenti del nuovo Office 2007 è sicuramente la scomparsa el tradizionale sistema di comandi a tendina e la comparsa di una barra multifuzione battezzata dalla Microsoft "Fluent".
Gli obiettivi perseguiti nella realizzazione della nuova interfaccia sono stati:
  • semplificare la ricerca e l'utilizzo da parte degli utenti della gamma completa di funzionalità disponibili nelle applicazioni;
  • preservare un'area di lavoro organizzata che riduca i motivi di distrazione affinché gli utenti possano concentrarsi sul proprio lavoro con un minor dispendio di tempo e di energie;

Personalmente ritengo che il cambiamento sia veramente sostanziale e devo ammettere di aver riscontrato non pochi problemi alla ricerca di comandi che non trovavo più.

Devo però ammettere che l'idea mi piace: metodologicamente parlando, si passa ad utilizzare le potenzialità del pensiero per immagini. E' su questo principio che si sono basate le metodologie adottate nella dialettica greca dai sofisti, nella retorica romana (Cicerone e Agostino) e nell'ermetismo rinascimentale (Giordano Bruno - De umbris idearum).

Le "visualizzazioni grafiche" dei comandi perdurano nella mente più a lungo e più facilmente rispetto ad una parola.

"Filosofie a parte" il cambiamento è però sempre difficile, e la necessità di trovare un comando è impellente durante la giornata lavorativa. Alla Microsoft hanno pensato bene di creare un Tool per aiutarci nella ricerca dei "comandi perduti" che trovate a questo indirizzo:

sabato 5 gennaio 2008

Outlook 2007: collegamento Contatti alle Attività, Appuntamenti, Diario (e Contatti stessi)

Anche nella nuova versione di Outlook 2007, come nelle precedenti, esiste la possibilità di collegare i moduli Attività, Appuntamenti, Diario (e Contatti stessi) ai Contatti. Contrariamente alle versioni precedenti, nella nuova versione la visualizzazione del campo Contatti è un'opzione da attivare.

Ecco come fare:
Strumenti -> Opzioni... -> Opzioni contatti... -> mettere il flag su "Mostra collegamento contatti in tutti i moduli

giovedì 3 gennaio 2008

Outlook: suggerimento indirizzi e-mail

Un'altra delle domande che mi vengono spesso poste è capire come funzionano i suggerimenti degli indirizzi e-mail nei campi A: Cc: Ccn.
Anche in questo caso una pagina curata da Roberto Restelli fa chiarezza sugli aspetti tecnici.

Outlook: limite delle dimensioni del file PST

Più volte mi viene chiesto qual'è il limite delle dimensioni del file PST di Outlook. In questa pagina di Roberto Restelli sono contenute tutte le informazioni necessarie.

martedì 1 gennaio 2008

Leggere anzichè a correre

Dice bene Micio1970 nel suo Post Lore of Running :
anche per capire insieme gli errori di noi podisti che ci portano
inesorabilmente, qualche volta ... a leggere anzichè a correre!

Il tutto mi fa ricordare la distinzione introdotta dal filosofo inglese della conoscenza Gilbert Ryle nel testo The Concept of Mind, tra il Know-How e il Know-That. Il Know-How è fondato sull'esperienza, il Know-That è fondato sulle regole e sulle procedure operative. Ora: è chiaro che ammiriamo sempre le persone di "grande esperienza", e già quando dico "persona di grande esperienza" il più delle volte pensiamo ad una persona di una certa età. Perchè si pensa che il Know-How sia direttamente proporzionale agli anni.
Mi sono sempre chiesto se non ci possa essere un modo per accellerare l'acquisizione dell'esperienza, e mi viene incontro il concetto del Know-That: regole e procedure operative.
E come acquisire regole e procedure ? I casi sono due:
  • o le deduco dopo aver fatto l'esperienza (provo, riprovo, sbaglio, riprovo ed acquisisco esperienza);
  • o le imparo attraverso lo studio e la conoscenza (ad esempio leggere .... ) e poi le provo e le convalido con l'esperienza.

Ancora una volta:

  1. Plan (Pensare = Know That)
  2. Do (Agire = Know How)
  3. Check (Studiare = Know That)
  4. Act (Procedurizzare = Know That)

Ah dimenticavo: tutto questo per dire che ho comprato "Correre per vivere meglio" di Roberto Albanesi ......

Primo Post dell'anno ....


Sono stato combattuto fino all'ultimo: il commento di Giulyrun al mio Post del 31 mi suonava nelle orecchie. Poi mi sono arreso ed invece di andare a correre ho fatto la prima risalita notturna con gli sci d'alpinismo.

Partenza alle 16.45 con -2 gradi centigradi. 556 metri di dislivello, 3,13 Km in 54:13. Imparagonabile con la corsa: vuol dire un passo medio di 17,18/Km .... pur sempre 37 minuti con la FC tra l'80 e il 90%.

Dati a parte, la bellezza delle cime al tramonto avvolte dal silenzio è impagabile. I -19 gradi all'arrivo invece si sono fatti sentire, soprattutto alle mani.

Da annotare: durante la discesa mentre la frontale rischiarava pochi metri davanti a me vedo in lontananza dei catarifrangenti ... molto simili a quelli sulle maglie da corsa. Ed infatti eccoti una coppia di Runner (un Lui ed una Lei) che scendono di corsa sulla pista Belvedere di Folgarida, al buio completo e solo con scarpe da corsa, senza racchette. Ma chi li ferma questi Runner ?