venerdì 11 aprile 2008

Devo ammettere in tutta sincerità che alla domanda "che lavoro fai ? / di cosa ti occupi ?", provo spesso una sensazione di disagio per la mancanza di un'etichetta chiara e ben specifica associata a quello che sento il mio ruolo.
Rispondere con le etichette "formatore" o "consulente" mi lascia sempre un po' di vuoto dentro.
Leggendo "I nuovi nomadi" di Arianna Dagnino (scaricabile gratuitamente al seguente link) ho trovato una descrizione che sento molto "calzante" ....

[....] l'importanza del business della consulenza in versione nomade: le imprese hanno sempre più bisogno di esperti specializzati capaci di gestire le nuove tecnologie. Il problema è che generalmente gli specialisti perdono di vista il quadro generale. Sta nascendo così un mercato parallelo di professionisti che viaggiano costantemente attraverso i vari mondi delle tecnologie, della cultura e delle scienze applicate con lo scopo di fertilizzare il terreno dei saperi multipli. “Nessuna rivista di settore, così come nessuna conferenza può essere più stimolante di una schiera di "rinnegati", di tecnoidi curiosi e generalisti, lasciati correre a briglia sciolta attraverso le praterie dell'industria. Le aziende che riconoscono di doversi necessariamente focalizzare su
alcuni obiettivi specifici mantenendo però i contatti con contesti più allargati (grazie ai nuovi nomadi) ottengono un profilo più competitivo. “E' proprio il mio stile di vita mobile [dice Steve Roberts], permeato da un efficiente supporto tecnologico, a offrirmi un ampio spettro di opzioni lavorative e a rendermi marketable, cioè economicamente appetibile”.

One Response so far.

  1. Molto interessante questa definizione ... da tenere a mente!

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