Archive for gennaio 2014

Il "mio" personale ciclo dell'apprendimento


In questi giorni ha preso il via il TeT, la scuola di formazione esperienziale nata da IALT e Fòrema. Il primo argomento "teorico" che abbiamo affrontato è stato il ciclo di Kolb, una delle teorie più diffuse per comprendere come apprendiamo (per i più curiosi sul Web si può trovare di tutto di più).
Porre l'attenzione sugli scritti di David Kolb mi ha fatto però capire che negli ultimi anni, consapevole o inconsapevole, mi sono creato una mia personale interpretazione della teoria. La espongo in questo post, senza la presunzione di credere che sia migliore: si tratta solo di una mia naturale e (ripeto) personale evoluzione.
Sono anche io convinto che l'apprendimento avvenga in 4 fasi: come Kolb (e come l'andragogia insegna) metto alla base l'Esperienza (il fare, l'azione, la pratica, ...).
 
Le altre 3 fasi sono ambito del pensiero, sono fasi riflessive.
 
Nella prima di queste tre fasi, attraverso un processo di riflessione, analizziamo i particolari dell'esperienza; ma il vero obiettivo sarà evolvere dal particolare al generale attraverso un processo riflessivo di astrazione e di generalizzazione. Già Aristotele era ricorso a questo concetto (attribuendone però la scoperta a Socrate): si tratta del processo Induttivo (inductive reasoning).
 
Nella successiva fase riflessiva, l'induzione ci porta alla elaborazione di "concetti", "regole", "modelli", "principi" che per loro natura devono essere "generali", non inerenti ad una singola realtà. Di per sè i concetti sono un'astrazione, una pura generalizzazione, ma ci guideranno poi nei comportamenti che adotteremo nelle future esperienze.
 
Nella terza fase riflessiva potremmo percorrere il processo inverso all'induzione: dal generale al particolare attraverso il processo deduttivo (deductive reasoning). E' ancora Aristotele che descrive come questa capacità riflessiva ci consenta di partire da un concetto generale per giungere a conclusioni particolari, perché siamo tornati all'Esperienza, dove i concetti potranno essere usati per decidere e guidare i nostri comportamenti pratici.
 
Alcune riflessioni e note importanti (sempre personali ed opinabili):
  • non è detto che la prima fase dell'apprendimento sia l'Esperienza. La formazione e la scuola, ad esempio, portano spesso i discenti a partire dai Concetti. Se durante un corso formativo vengono forniti teorie e metodi, il discente per apprendere dovrà dedurre comportamenti da utilizzare nell'Esperienza per poi indurre quali risultati hanno dato per certificare/modificare il concetto appreso. Insomma si parte dai Concetti, si Deduce nell'Esperienza, e di induce per tornare ai Concetti;
  • come Kolb ci suggerisce con gli Stili di Apprendimento, sono convinto che ogni essere umano, per carattere o per lavoro, sia più portato per alcune di queste 4 fasi. Ci sono i pragmatici che ameranno la fase dell'Esperienza ("Agiamo !"), gli "induttivi" che ameranno riflettere ("cosa è successo, cosa impariamo da questo ?"), i concettuali che ameranno parlare per teorie e generalismi e i deduttivi che studieranno come sperimentare i concetti nell'Esperienza.
  • solo vivendo tutte e 4 le fasi posso favorire l'Apprendimento;
  • nella formazione esperienziale penso che il ruolo del facilitatore sia garantire e facilitare che i partecipanti vivano tutte e 4 le fasi.
Forse non c'è una grande differenza dal ciclo di Kolb, o forse sì ... Sicuramente percepisco maggiore chiarezza in me stesso sul processo dell'apprendimento, e devo dire che quando mi capita di spiegarla in aula ho la netta sensazione che i partecipanti comprendano più velocemente questa interpretazione rispetto a quando spiegavo Kolb.
Vedremo se tra un po' di anni evolvo ancora ......

Ma è giusto chiamarla metodologia "esperienziale"?



Negli ultimi 4 anni ho dedicato molto tempo e molta attenzione allo studio della metodologia esperienziale. I corsi con Via Experientia, lo studio di testi importanti, gli ExperientialTraininBarCamp, il confronto nato dalla scrittura del primo e del secondo libro con tanti altri formatori e, non ultima, la nascita della scuola TeT ... mi hanno permesso di scoprire e sviluppare moltissimo il modo che oggi ho di fare formazione esperienziale.
Detta in parole più semplici, se penso ai corsi di 4 anni fa .... poche cose sono rimaste uguali. Ma tra tutti i cambiamenti uno mi colpisce più di altri, o che mi sembra essere "basilare": spostare la maggiore attenzione e focalizzazione dall'Esperienza alla Riflessione.
Anni fa, grande attenzione e gran parte del lavoro erano nella progettazione e nella realizzazione della fase esperienziale. L'attività metaforica e "pratica" primeggiava; per capirci sto parlando del rafting, dell'orienteering, del cooking, delle small techniques, .... etc etc etc insomma di tutte le "esperienze" proposte durante i corsi formativi.
Oggi, proprio grazie a quello che chiamo "sviluppo", mi scopro molto più attento alla fase Riflessiva, a quella fase che viene dopo l'Esperienza.
 
Per me oggi, l'Esperienza è veramente un mezzo, la Riflessione un Obiettivo.
 
Ecco perché mi ritrovo a pensare che lasciare la sola parola "esperienziale" a identificare questa metodologia mi sembra quasi riduttivo. Forse dovrebbe chiamarsi "metodologia esperienziale-riflessiva".
 
Oggi molta attenzione e molto studio lo rivolgo ai momenti dedicati alla riflessione. La mia esperienza mi porta a dire che tutti siamo in grado di vivere e di farci ingaggiare dalle esperienze, ma la grande differenza da un punto di vista di apprendimento la possiamo fare solo se entriamo e facilitiamo il percorso della Riflessione.
Compito di noi formatori è quindi diventare "garanti" e "facilitatori" di questo processo: garantire e preservare il tempo della riflessione, facilitare il processo di riflessione attraverso modelli e strumenti e non lasciando a questo momento poco tempo o qualche casuale domanda di approfondimento.
Come notavo poco tempo fa, è arrivato il momento di sviluppare la famosa frase di Confucio che spesso è stata utilizzata per spiegare la formazione esperienziale:

Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco.
Confucio                               
e di aggiungere:
se rifletto apprendo.
sabato 11 gennaio 2014

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