Archive for agosto 2015
L'esperienza tra simulazione, gioco e apprendimento
Leggendo “come funziona la nostra mente” di Luigi Anolli e Fabrizia Mantovani (ed Il Mulino) mi si è accesa una lampadina su tre componenti che rendono efficaci ed efficienti l’uso delle esperienze nella metodologia esperienziale. Ricordiamo molto velocemente che la metodologia esperienziale si organizza a grandi linee in due grandi momenti: esperienza + riflessione. La parte più importante e complessa è sicuramente quella riflessiva (che possiamo dividere in tre momenti: induzione, concettualizzazione e deduzione). E devo dire che la mia grande attenzione negli ultimi anni si è spostata sulla parte riflessiva, dando abbastanza per scontato la parte “attiva”, quella appunto dell’esperienza. Personalmente ritengo l’esperienza uno strumento, per portare persone e gruppi alla parte riflessiva. Effettivamente anche questa parte ha già un grande valore sulla crescita in quanto contiene in sé 3 grandi componenti: la componente simulativa, la componente ludica e quella dell’apprendimento.
Componente simulativa. Le esperienze e le attività che vengono proposte durante la formazione esperienziale (small techniques, orienteering, teatro, …..) sono “giochi” simulativi che utilizzando la metafora riproducono aspetti presenti nella vita reale delle persone e dei gruppi, ed in un certo senso anticipano il futuro. Scrivono Anolli e Mantovani: “Ogni simulazione mentale è una concettualizzazione in connessione a una specifica situazione, in grado di rappresentare e riattivare un certo aspetto della realtà all’interno di un dato contesto con le sue varie componenti. La simulazione crea l’esperienza di “essere là” e di operare “come se” le cose si svolgessero seguendo un definito percorso e andamento analogo a quello reale. […] Non appena una simulazione mentale è realizzata, può essere applicata a un’estesa gamma di funzioni cognitive. Può essere utilizzata per trasmettere conoscenze, idee e ipotesi, manifestare credenze e opinioni, elaborare concetti astratti e teorie, fare inferenze a partire da una data situazione, mettere a fuoco ricordi, fare categorizzazioni, produrre frasi, discorsi e interpretazioni, stabilire relazioni e fare ragionamenti, esprimere emozioni, desideri e scopi. Sotto questo profilo la simulazione mentale si trova al centro della conoscenza e del pensiero”.
Componente ludica. Fondandosi su una forma di gioco le esperienze e le attività trovano nel gioco la loro essenza ed un supporto basilare. Il gioco stimola la motivazione alla partecipazione, è anzi una motivazione intrinseca presente nell’essere umano “mammifero” che utilizza il gioco come forma più basilare di apprendimento. La parte di gioco è in grado di alimentare da sola e di sostenere lo svolgimento dell’attività e dell’esperienza. La componente ludica è poi fonte di emozioni positive (divertimento, soddisfazione, …) e negative (frustrazione, rabbia, …) che vengono utilizzate per mettere in moto il ciclo dell’apprendimento e la successiva fase riflessiva. La presenza di competizione, ambizione, punteggi o valutazione costituiscono elementi per aumentare il libello di impegno ed il livello di ingaggio al gioco, soprattutto quando è complesso ed “ingaggiante”.
Componente dell’apprendimento. Tutte le esperienze e le attività proposte posseggono informazioni, elementi guida, regole e consegne che illustrano il percorso di svolgimento e rendono l’attività metaforicamente simile alla realtà. L’apprendimento si basa sull’esperienza, l’andragogia ci insegna che l’esperienza è per l’adulto ciò che lo forma. Più la metafora è chiara e viva, più la persona utilizzerà il gioco per sviluppare l’apprendimento. La metodologia esperienziale sicuramente non si ferma alla sfera dell’azione, ma ci invita poi a proseguire nella fase riflessiva, ma in questo caso volevo fermarmi a rivalutare l’importanza dell’esperienza e delle attività nella metodologia.
Componente simulativa. Le esperienze e le attività che vengono proposte durante la formazione esperienziale (small techniques, orienteering, teatro, …..) sono “giochi” simulativi che utilizzando la metafora riproducono aspetti presenti nella vita reale delle persone e dei gruppi, ed in un certo senso anticipano il futuro. Scrivono Anolli e Mantovani: “Ogni simulazione mentale è una concettualizzazione in connessione a una specifica situazione, in grado di rappresentare e riattivare un certo aspetto della realtà all’interno di un dato contesto con le sue varie componenti. La simulazione crea l’esperienza di “essere là” e di operare “come se” le cose si svolgessero seguendo un definito percorso e andamento analogo a quello reale. […] Non appena una simulazione mentale è realizzata, può essere applicata a un’estesa gamma di funzioni cognitive. Può essere utilizzata per trasmettere conoscenze, idee e ipotesi, manifestare credenze e opinioni, elaborare concetti astratti e teorie, fare inferenze a partire da una data situazione, mettere a fuoco ricordi, fare categorizzazioni, produrre frasi, discorsi e interpretazioni, stabilire relazioni e fare ragionamenti, esprimere emozioni, desideri e scopi. Sotto questo profilo la simulazione mentale si trova al centro della conoscenza e del pensiero”.
Componente ludica. Fondandosi su una forma di gioco le esperienze e le attività trovano nel gioco la loro essenza ed un supporto basilare. Il gioco stimola la motivazione alla partecipazione, è anzi una motivazione intrinseca presente nell’essere umano “mammifero” che utilizza il gioco come forma più basilare di apprendimento. La parte di gioco è in grado di alimentare da sola e di sostenere lo svolgimento dell’attività e dell’esperienza. La componente ludica è poi fonte di emozioni positive (divertimento, soddisfazione, …) e negative (frustrazione, rabbia, …) che vengono utilizzate per mettere in moto il ciclo dell’apprendimento e la successiva fase riflessiva. La presenza di competizione, ambizione, punteggi o valutazione costituiscono elementi per aumentare il libello di impegno ed il livello di ingaggio al gioco, soprattutto quando è complesso ed “ingaggiante”.
Componente dell’apprendimento. Tutte le esperienze e le attività proposte posseggono informazioni, elementi guida, regole e consegne che illustrano il percorso di svolgimento e rendono l’attività metaforicamente simile alla realtà. L’apprendimento si basa sull’esperienza, l’andragogia ci insegna che l’esperienza è per l’adulto ciò che lo forma. Più la metafora è chiara e viva, più la persona utilizzerà il gioco per sviluppare l’apprendimento. La metodologia esperienziale sicuramente non si ferma alla sfera dell’azione, ma ci invita poi a proseguire nella fase riflessiva, ma in questo caso volevo fermarmi a rivalutare l’importanza dell’esperienza e delle attività nella metodologia.
Dalla ToDo List alla NotToDoList …
Passo sulla ToDoList quotidiana buona parte del mio tempo. La pianifico la sera prima e cerco di rispettarla il giorno dopo combattendo con tutte le richieste e le attività che mi portano lontano da quanto avevo programmato.
Sono fermamente convinto che la ToDoList sia un ottimo strumento per migliorare la propria gestione del tempo, ma più che lo strumento è importante l’approccio: non va considerata come una lista di cose da fare, ma come una traccia, un “canovaccio” da seguire. Durante la giornata bisogna sempre decidere se seguire la traccia o l richiesta che arriva dall’esterno. Le capacità di decisione sono fondamentali.Ieri navigando mi sono imbattuto in un interessante articolo di Zuppagrafica che mi ha fatto pensare. Il concetto è semplice: oltre alla lista di cose da fare quotidiana dovremmo decidere e tenere sempre presente una lista di cose da NON fare. Da un certo punto di vista nulla di nuovo, perché si tratta sostanzialmente di concentrarsi sulle cose che dovremmo mettere nel quadrante 4 del digramma Importante/Urgente (urgent and important time management matrix) .
Spesso però, proprio perché il quadrante 4 indica le cose da buttare, non dedichiamo troppa focalizzazione mentale a decidere cosa veramente dobbiamo evitare di fare. Devo dire che crearsi una NotToDoList è un’ottima idea per risvegliare l’attenzione, essere focalizzati sulle cose da NON FARE, in modo che appena appaiono sappiamo già dove metterle … nel quadrante 4.
Il blog di Zuppagrafica propone una interessante NotToDoList, stimolante anche quella di Timothy Ferris (che avevo incontrato tanti anni fa con il suo libro “4 ore alla settimana) e quella di Michael Hyatt il quale, oltre alla sua lista, ci propone anche dei conssigli per formulare la propria NotToDoList.
Non mi rimane che riflettere sulla mia … sicuramente ci metterei:
1. Non controllare la posta elettronica costantemente ma verificarla solo a orari prestabiliti (ossia: disattivare l’invio e la ricezione automatica);
2. Non avere sempre con sé il cellulare 24 ore su 24, 7 giorni su 7;
3. Non navigare sui Social senza un chiaro Obiettivo ed un tempo definito.
4. Non accettare riunioni o incontri in cui non sia chiaro l’ordine del giorno o il tempo necessario.
5. Nel definire le Priorità, non farsi influenzare troppo dalle emozioni, ma applicare sempre il diagramma Importante/Urgente
6. Non mettere in ToDoList un’attività senza chiedersi “posso fare a meno di farla ?” e “è veramente importante per i miei obiettivi ?”
Altri punti da aggiungere nella Not To Do List ?