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- Situational Awareness
A febbraio di quest’anno “conversavo” con Luca Chittaro in un articolo riguardante l’Information Overload. Si parlava di metodi per sfuggire alla perdita di controllo causata da un sovraccarico cognitivo e Luca mi rispondeva “Personalmente uso un altro approccio, cercando di adattare alla vita di ogni giorno le tecniche di situation awareness, nate nell'ambito del decision making critico (militari, piloti di linea, etc.)”.
Grazie ad una “googlata” (termine simpaticamente terribile sempre più usato in forum ed ambienti di discussioni) ho trovato questo interessante articolo dell’Aereounautica Militare (scaricabile anche da qui). Una definizione di Situational Awareness è “possesso di una chiara e corretta percezione di quanto è accaduto, di quanto sta accadendo e di quanto potrà accadere nell'immediato futuro”.
Leggendo l’articolo (ambientato nella situazione del volo aereo) si può fare un interessante esercizio: traslare il significato nelle attività lavorative (e personali) quotidiane.
Come fare per ottenere un elevato livello di “Situational Awareness” ?
- Accuratezza della pianificazione e del briefing (ossia il Plan del ciclo di Deming; la pianificazione, l’anticipazione mentale);
- capacità di assimilare informazioni provenienti dalle molteplici fonti disponibili; l'incapacità a svolgere tale operazione porta alla canalizzazione dell'attenzione;
- capacità di sintetizzare utilmente le informazioni assimilate per costruire una quadro mentale
della situazione; - avere ben chiaro il quadro mentale di quanto è esattamente accaduto fino ad ora;
- “pensare avanti”: proiettare nel futuro la situazione corrente e non agire in maniera reattiva a quanto
sta accadendo; - capacità di decidere e agire correttamente, per tempo e con il giusto ordine di priorità;
- creare standard e procedure;
- evitare saturazione mentale;
- essere assertivi e pro-attivi;
Riconoscere i sintomi della perdita di S.A.
- ambiguità: quando cioè non vi è coerenza tra due o più informazioni, provenienti da distinte fonti, cui si attinge per costruire la S.A;
- canalizzazione dell'attenzione (o fissazione): quando cioè si perde la capacità di assimilare e processare input multipli e informazioni provenienti dall'esterno;
- confusione: quando per l'incapacità di raccogliere e processare si ingenera un senso di incertezza sulla situazione in essere;
- scarsa comunicazione: ridotta frequenza, incompletezza o scarsità della comunicazione col mondo esterno;
- ridotta reattività ad input esterni:
- involontaria uscita dal pianificato;
Come recuperare la S.A.
Pre-condizioni per recuperare la S.A.:
- saper riconoscere gli effettivi sintomi del degrado della S.A.
- conoscenza approfondita di hardware, software, situazione, ambiente, attività che sto svolgendo/utilizzando;
- conoscenza e consapevolezza delle proprie capacità e dei propri personali limiti;
Accorgimenti per recuperare S.A.:
- chiedere supporto;
- allontanarsi dal problema, aumentare la separazione;
- stabilizzare la condizione / i parametri;
- ristabilire le giuste priorità;
- guadagnare tempo;
- acquisire ulteriori informazioni;
Post interessante!
Ho visto che nel tuo commento all'articolo di Chittaro hai citato Tim Ferris: personalmente pratico da quasi due anni la "dieta ipoinformativa" ed i risultati sono a dir poco STRABILIANTI!
La cosa più shockante è il rendersi conto di quanto pian piano si ritorni ad analizzare soggettivamente la vita di ogni giorno, riattivando quel meccanismo di "selezione naturale" delle informazioni che ti permette di non avere paura-di-tutto-e-di-tutti, e che credo sia alla base di ciò che chiami Situational Awareness.
Per traslare questi concetti in ambito lavorativo, bisogna però superare uno scalino fondamentale, a mio parere: riconoscere che NON ESISTE UN "AMBITO LAVORATIVO" DISTACCATO DALLA VITA PRIVATA, e tutto quello che facciamo (con le mani e con la mente) ci accompagna - attraverso l'esperienza e la memoria - in tutte le nostre azioni e decisioni.
In soldoni: senza una lucidità genreale di base, è difficile prendere decisioni importanti, sopratutto sotto stress.
[PS] Non credo di uscire molto dai contenuti del tuo post, linkandoti un articolo di un mio carissimo amico, studioso di linguistica, che analizza il problema dei flussi di informazione così: http://tinyurl.com/yaqwda8
Ciao Beppe,
concordo con tutto:
- la dieta ipoinformativa ti permette di scegliere/decidere con più libertà e di non essere guidato/strumentalizzato dai masmedia (alla fine ci hanno creduto tutti alla crisi, e l'hanno realizzata ...);
- abbiamo una sola testa, al lavoro e nella vita privata;
- bello l'articolo da te segnalato sull'abituazione. Mi ricorda una frase di Aldous Huxley "l'abitudine crea l'indifferenza". In questo caso è però una indifferenza pericolosa perchè accetta e considera ciò che è abitudinario come "normale" e "giusto". Ascoltare un telegiornale o radiogiornale dopo un mese di dieta ipoinformativa fa venire la nausea.