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- Ma è giusto chiamarla metodologia "esperienziale"?
sabato 11 gennaio 2014
Negli ultimi 4 anni ho dedicato molto tempo e molta attenzione allo studio della metodologia esperienziale. I corsi con Via Experientia, lo studio di testi importanti, gli ExperientialTraininBarCamp, il confronto nato dalla scrittura del primo e del secondo libro con tanti altri formatori e, non ultima, la nascita della scuola TeT ... mi hanno permesso di scoprire e sviluppare moltissimo il modo che oggi ho di fare formazione esperienziale.
Detta in parole più semplici, se penso ai corsi di 4 anni fa .... poche cose sono rimaste uguali. Ma tra tutti i cambiamenti uno mi colpisce più di altri, o che mi sembra essere "basilare": spostare la maggiore attenzione e focalizzazione dall'Esperienza alla Riflessione.
Anni fa, grande attenzione e gran parte del lavoro erano nella progettazione e nella realizzazione della fase esperienziale. L'attività metaforica e "pratica" primeggiava; per capirci sto parlando del rafting, dell'orienteering, del cooking, delle small techniques, .... etc etc etc insomma di tutte le "esperienze" proposte durante i corsi formativi.
Oggi, proprio grazie a quello che chiamo "sviluppo", mi scopro molto più attento alla fase Riflessiva, a quella fase che viene dopo l'Esperienza.
Per me oggi, l'Esperienza è veramente un mezzo, la Riflessione un Obiettivo.
Ecco perché mi ritrovo a pensare che lasciare la sola parola "esperienziale" a identificare questa metodologia mi sembra quasi riduttivo. Forse dovrebbe chiamarsi "metodologia esperienziale-riflessiva".
Oggi molta attenzione e molto studio lo rivolgo ai momenti dedicati alla riflessione. La mia esperienza mi porta a dire che tutti siamo in grado di vivere e di farci ingaggiare dalle esperienze, ma la grande differenza da un punto di vista di apprendimento la possiamo fare solo se entriamo e facilitiamo il percorso della Riflessione.
Compito di noi formatori è quindi diventare "garanti" e "facilitatori" di questo processo: garantire e preservare il tempo della riflessione, facilitare il processo di riflessione attraverso modelli e strumenti e non lasciando a questo momento poco tempo o qualche casuale domanda di approfondimento.
Come notavo poco tempo fa, è arrivato il momento di sviluppare la famosa frase di Confucio che spesso è stata utilizzata per spiegare la formazione esperienziale:
Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco.
Confucio
e di aggiungere:
se rifletto apprendo.
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